La nostra storia

 

STORIA E ATTUALITA’ DEL PAESE

Povegliano Veronese è ritenuto un importante luogo di ritrovamenti preistorici ed i numerosi reperti archeologici, databili dall’eneolitico (2500 a.C.-1800 a.C.) all’età del bronzo (1800 a.C.-900 a.C.). Sin dalla preistoria erano presenti numerose paludi. Una complessa opera di bonifica fu iniziata solo nel XV secolo, quando i patrizi veronesi e veneziani intrapresero la coltivazione del riso nella bassa pianura e ci fu un notevole sviluppo della praticoltura.

La presenza nei secoli passati di nobili proprietari terrieri è testimoniata dai palazzi edificati nell’abitato e dalle numerose corti rurali, alcune con oratorio, disseminate un po’ per tutta la campagna.
Alcune ville, tra le quali il centrale palazzo Cavazzocca, sono state abbattute, altre cadono in rovina, altre ancora sono state restaurate e rimesse a nuova vita.

 

Tra queste ultime da ricordare la villa Balladoro con parco, il palazzotto Balladoro, appartenuto alla signoria degli Scaligeri e sede del comune nel XVI° secolo, il palazzo dei Venturi, già dei conti Olivieri.

(Villa Balladoro prima del restauro) (Parco di villa Balladoro)

Recentemente è stato completato il restauro del Santuario della Madonna dell’Uva Secca, nel quale si trova l’affresco della Dormizione della Beata Vergine Maria, opera attribuita alla scuola veronese del Trecento.
Nella nuova parrocchiale, edificata dopo l’abbattimento dell’artistica chiesa del Cristofali, fanno bella vista i quadri che, dopo un paziente lavoro di recupero sono stati restaurati con il contributo di privati e di enti pubblici.
Nuovi o rammodernati sono gli edifici pubblici: il municipio, la scuola materna,le scuole elementari e medie, le due palestre e gli impianti sportivi comunali.La parrocchia ha allestito il centro giovanile nell’ex oratorio restaurato ed ha ristrutturato il teatro.
L’economia, fino agli anni ’40, è stata quasi esclusivamente agricola.Si coltivavano soprattutto frumento, granoturco e foraggi.A partire dal ‘700 la vite ed il gelso divennero un caratteristico delle nostre campagne: le foglie dei morari alimentavano i caaléri (bachi da seta) che venivano allevati in grande quantità distesi sulle aréle sostenute dalle peagné nelle case, nei fienili o sotto le barchesse.Per l’economia familiare il baco ha rappresentato una voce fondamentale ed insostituibile ed il disegno due farfalle del baco (volgarmente dette poéie) venne usato come simbolo sullo stemma del Comune dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai nostri anni ‘70. Dagli inizi del secolo fino agli anni ’50 due filande hanno impiegato manodopera femminile nell’ordine di circa 200 unità annue. Si allevavano animali da stalla e da cortile. Dopo la seconda guerra mondiale l’attività produttiva ha iniziato un sensibile processo evolutivo.Progressivamente sono diminuiti gli addetti all’agricoltura e ,nel contempo,sono sorte parecchie imprese artigianali (in particolare legate all’edilizia)e qualche piccola industria.
Il paese da vent’anni è interessato da un rilevante sviluppo urbanistico.
È scomparso il gelso, non si allevano più i bachi da seta, modesto è il numero degli animali da cortile.I processi produttivi agricoli si avvalgonodi mezzi meccanici, a quelle preesistenti si sono aggiunte e alternate negli anni le coltivazioni delle pesche, delle fragole, delle mele, del tabacco,della soia e si sono insediati allevamenti intensivi di suini e avicoli.
La popolazione partecipa attivamente alle varie manifestazioni e feste popolari. Alcune sono tradizionali, anche se adattate ai tempi: sagra paesana, Festa dell’Assunta, carnevale e festa parrocchiale della gioventù, in origine legata alla ricorrenza di S. Luigi. Il giorno di Santa Lucia è atteso con impazienza dai bambini e c’è una ripresa di S. Martino.
Più recenti sono le feste di alcuni quartieri ed il mercatino dell’antiquariato. Nel campo della cultura sempre maggiore attenzione viene riservata agli spettacoli musicali e teatrali nel parco di villa Balladoro, alle mostre, alle pubblicazioni di libri ed ai convegni. Nel recente passato ha conosciuto un momento particolarmente favorevole la ricerca archeologica.
La sensibilità nei confronti dell’ambiente si è’concretizzata in varie iniziative fra le quali la creazione dell’oasi naturalistica della Bora.
Gli abitanti sono passati dai 4089 del 1951 ai 5919 del 31/12/1995 ed il paese finora è riuscito ad assorbire gli effetti dell’immigrazione e a conservare il senso della comunità grazie anche all’attività continua delle associazioni che in gran numero operano in campo sociale, sportivo e culturale e che si avvalgono prevalentemente del volontariato.
Alcune sono di tradizione altre di nuovo conio:la gente non ha dimenticato il passato, ma anche ha colto il presente e vi si è adattata.
E’ questo uno dei tanti segni di graduale ed equilibrato trapasso dal vecchio al nuovo.
Il comune di Povegliano Veronese è gemellato con il paese tedesco di Ockenheim.

Geografia
Povegliano Veronese si adagia sulla linea delle risorgive, al limitare estremo dell’alta pianura, che gradatamente trapassa nella media. Sin dalla preistoria visse sulle paludi.
La complessa opera di bonifica fu iniziata non prima del 1400: se si eccettua un primo intervento operato dai padri benedettini nel 1200, l’escavazione su larga scala delle risorgive e la bonifica del suolo, anche con l’incanalamento delle acque stagnanti, furono iniziati nel XV° secolo, quando i patrizi veronesi e veneziani intrapresero la coltivazione del riso nella media e bassa pianura e nel 1500 quando ci fu un notevole sviluppo della praticoltura: cominciò allora quella che a partire dai primi decenni del 1500 sarebbe diventata “la corsa all’acqua”, che indusse i proprietari a scavare quanti più fossi possibile.

L’acqua, da sempre presente nel territorio, suggerì l’adozione della libellula (volgarmente chiamata cavaoci o sbusaoci) quale simbolo sullo stemma comunale attualmente in uso.

I corsi d’acqua di risorgiva che nascono a Povegliano Veronese sono:

il fiume TARTARO con la sorgente principale al Dosso Poli e secondarie al Soco (volgarmente detta “el gorgo del segretario”), nel fossetto Cavazzocca e nei tre gorghi delle Riare;

  • la fossa CALFURA con le due sorgenti in località di Madonna della Via Secca;
  • la GIONA con il gorgo alla Pioppa;
  • la BORA con tre gorghi presso la corte Livello (“el Liél”), uno a fianco del GreSanìn e due alla Muraiola;
  • la DRAGA con la sorgente principale, “el gorgo de salveregin”. Vicino a Tartaro sulla via per Vigasio ed una secondaria (oggi asciutta) dietro la corte Pignolà;
  • la LIONA con nove sorgenti nelle vicinanze di quella principale della Draga;
  • la MORETTA con due gorghi nei pressi di S. Andrea e del Crdon;
  • la IADISA che nasce vicino al confine con Mozzecane;
  • l’ACQUA BASSA sul confine con Mozzecane;
  • la GAMBISA con il gorgo ed il gorghetto al Cas’on;
  • la FOSSONA con quattro sorgenti ed un gorghetto a sinistra e sotto i Boschi di Sopra;
  • l’ACQUA BASSA con due gorghi ed un gorghetto a sud ( Boschi di Sopra;
  • la FOSSONA, l’ACQUA BASSA ed un ramo della BORA

al ponte dei Mulinei formano un’unica fossa chiamata GAMBARELLA, che,nella zona più a sud del paese, riceve l’acqua di un’ultima risorgiva.
Nota: I nomi dei corsi d’acqua minori non rientrano nella toponomastica ufficiale, ma si sono tramandati oralmente. Sono riportati solo i corsi di risorgiva e non i canali e condotti che, negli ultimi decenni conl’introduzione dei mezzi meccanici, sono stati a volte deviati o intubati.